martedì 6 settembre 2011

iMONDIALI


Aver l’occasione di confrontarsi con giocatori che provengono da 31 paesi differenti è un’opportunità rara, che offre la possibilità di crescere molto in questo strano mondo dell’Ultimate. Girando tra le oltre 50 partite giornaliere sulla bollente sabbia di Lignano alla ricerca di ispirazioni tattiche mi sono accorto che da parte di molte squadre (non tutte purtroppo) veniva dimostrato uno spirito del gioco diverso da quello che sono abituato a respirare. Una lezione importante viene regalata a tutti da una squadra competitiva come la Germania, che con un parziale di 6-2 sembra in volata verso la conquista del titolo mixed, ma che tuttavia non riesce a mantenere il vantaggio perdendo di un solo punto (9-8) contro gli USA. Fino alla fine il gruppo tedesco ha la capacità di rimanere compatto ed esce dal campo felice grazie alla consapevolezza di aver giocato ad un livello così alto.
Un bel momento che non dimenticherò nei prossimi tornei.


Nel mio piccolo ho portato avanti l’orgoglio lusitano che da un paio d’anni occupa una parte del mio coração giocando nella selecção open portoghese. In Portogallo ci sono circa 50 giocatori di ultimate, di cui i migliori 20 ruotano intorno alla squadra mixed (IV posto). La squadra open non ha ne storia ne giocatori, si è formata il primo giorno dei tornei unendo italiani (3), portoghesi (5 di cui una donna), un francese, un olandese e un neo-zelandese; ad eccezione di me tutti residenti in Portogallo.
Il nostro capitano, Mick Mengucci, ha da subito stabilito l’inutilità di stress dettati da una voglia rapida di vittoria e preferisce una serie di sessioni di yoga pre-partita ad allenamenti tattici o fisici. Una scelta che mira ad un lontano orizzonte e con il principale obiettivo di costruire un gruppo unito più che una squadra competitiva e il primo giorno vola chiudendosi con due grasse sconfitte 13-0 contro GB e Danimarca.
La GB (XI posto) ci divora, hanno gioco e fisico in abbondanza, si tuffano e ci rubano quei pochi dischi che tentiamo di passarci. Il nostro gioco si riassume in “un-due-sparo”...sparo che spesso cade nei punti più impensabili della spiaggia, mentre in difesa il “no break” resta una parola gridata a gran voce dai giocatori più esperti che viene generalmente recepita come un incitamento più che un consiglio tattico.

Tuttavia l’obiettivo di superare i tre passaggi della giornata viene raggiunto e superato alla grande; contro la Danimarca (X posto), da bordo campo, si sente la panchina contare: um, dois, tres, quatro, ... e quando arriviamo a sete l’esultanza è grande. In ogni caso non molliamo il sorriso e ad ogni squadra regaliamo liquori portoghesi; ottima la risposta dai danesi che ci offrono una specie di grappa a 40°C sia di grado alcolico sia di temperatura e il “tipico” disco pieno di pesce affumicato.
Dubbi tecnici affollano le nostre menti e dallo schema a tre portatori passiamo al classico stack a due handler. Il modulo porta discreti vantaggi e chiudiamo una partita con 2 mete segnate con gli svizzeri (III posto), che non bevono con noi il Porto nel cerchio, ma nel match dimostrano di avere una solidità che noi guardiamo con interesse e forse invidia.
Nonostante l’entusiasmo sia alle stelle il nostro capitano scuote la testa, “lo stack si giocava negli anni ‘90” dice e nel mezzo della partita contro l’Australia (XIV posto) fa chiamare un time-out e impone un “horizontal stack” arricchito di qualche saggio consiglio che solo a chi mi offrirà una birra svelerò...
Lo schema funziona!! Il disco gira e per la prima volta andiamo al cap (uno), segnando ben 6 mete e subendone (solo) 11, partita memorabile anche perché i giocatori australiani mi scelgono come MVP. Se vi dovesse capitare ricordatevi di mangiare poco vegemite, loro me ne fan mangiare un sacco e vi assicuro che è dura mandarlo giù se a disposizione c’è solo l’anima nera; lo spuntino salato viene addolcito dal regalo di un disco supercolor con la stampa della bandiera dell’isola.

A fine giornata la squadra può dirsi formata e si concede un ottimo party danzereccio condotto dalla chitarra di Mick che fa saltare tutti accompagnato dall’armonica di un gran master statunitense.
La terza giornata si apre tra postumi e acido lattico, ma si respira una gran voglia di riuscire a essere competitivi e chissà...magari vincere una partita! La prima sfida della giornata è fissata alle 10 ma alzarsi dal letto è veramente dura… Arriviamo in campo concentrati quanto basta per riuscire a difenderci da un Canada (VI posto) solido, la partita è a senso unico (13-5) e si comincia a capire che manca una cosa fondamentale nel nostro gioco: il dump. Iniziamo a lavorare su questo aspetto in attesa della caldissima partita delle 14 contro l’Ukraina (XVIII posto). Una squadra spigolosa e incazzata. Il risultato finale, uguale alla partita precedente, non rende onore alla nostra prestazione in campo, nonostante la netta superiorità fisica e tecnica dei nostri avversari. Tuttavia il Portogallo si aggiudica la partita con un comodo 13-0 a tavolino, gli ukraini hanno deciso di far giocare per diversi scontri un giocatore della Russia, cosa che non piace agli organizzatori.
Il derby lusitano giocato il quarto giorno vede trionfare la Spagna (VII posto) e l’amicizia che lega le due nazionali iberiche, sulla partita non c’è molto da dire oltre al risultato 13-2. Il nostro gioco è praticamente nullo, non si capisce il motivo del ritorno a giocate individuali e poco di squadra. Si discute su nuovi equilibri e si ristabiliscono alcuni ruoli, nella speranza di riuscire a giocare qualche disco contro la stoica Austria (VIII posto). Altri 13 punti incassati e solo 2 segnati, ma il morale non scende mai e nel cerchio cantiamo e balliamo come se avessimo vinto. A tutte le squadre dedichiamo una canzone bevendo vino e tutti apprezzano il nostro morale che sale sempre pù in alto.
Ci classifichiamo penultimi nel girone. Non male, anche se il merito è più dell’Ukraina che nostro.
Belgio (XII posto) e Currier Island (XIII posto) ci aspettano per gli ottavi e i quarti. Finalmente affrontiamo squadre con le quali possiamo sperare di giocare qualche disco; segnamo 4 mete alla prima (e ne subiamo 13), mentre con le Currier Island, dalla dubbia localizzazione geografica, giochiamo punto a punto e chiudiamo il match 8-7, siamo sotto di un punto e andiamo al cap. La parola d’ordine è “sogno ad occhi aperti”...che viene rapidamente infranto da una veloce meta dei nostri avversari.
Non smettiamo di sognare e ci avviamo verso il mega-party del venerdì organizzato al Kursaal, la classica disco da riviera con piscina, ma arrivati sul posto scopriamo che dall’altra parte della strada c’è un pub con prezzi più ultimate friendly. Entriamo e vediamo i giocatori dell’Irlanda (la squadra con la quale ci giocheremo la finale il giorno successivo) ad un tavolo. Senza pensarci troppo ci avviciniamo incitandoli a una bevuta con noi. Scatta la sfida alcolica. Una durissima staffetta che coinvolge giocatori da tutti gli angoli del globo. Non c’è niente da fare gli irlandesi col bicchiere in mano sono proprio una squadra senza pari, ma riusciranno a presentarsi sul campo con la nostra voglia di vincere?!
L’appuntamento è a mezzogiorno al campo 7.
Il dio dell’ Ultimate decide di farci un regalo: il vento!!
Gli irlandesi non riescono a combattere contemporaneamente i postumi, le condizioni atmosferiche e il nostro gioco, che ha ormai raggiunto un discreto livello. Sudiamo come matti ogni punto, mille i turnover, altrettanti i dischi rubati da eolo, ma stavolta arriviamo ad un altisonante 6-2. Per noi è un sogno, ma gli irlandesi smaltiscono l’etanolo e riscono a segnare due mete prima del fatidico “time is over”.

Siamo a 6.
Il gioco è ai 7, ma loro sono in gran rimonta e ci stanno credendo un sacco.
Comincia il cap e abbiamo l’attacco.
Stringiamo i denti, ma il disco cade e loro attaccano lucidamente la nostra difesa stanca; si portano a 5 punti; un altro sogno sembra infrangersi...io non sono in campo nel punto successivo e ad ogni passaggio il timore che una raffica di vento possa alzare il disco e portarlo nella mano ibernica aumenta, al contrario delle mie unghie che vengono mangiate come fossero fruitjoy. Ma...Ma....un tredita piazzato in meta da Luis riesce a superare tutto e tutti, vento e sabbia, sudore e stanchezza per schiantarsi sulle mani lusofrancesi di Sebastien, che acchiappa il tondo e non lo molla più.
Sette mete segnate e ci conquistiamo il XV posto, partendo (in seeding) dal XVIII.
Salti, urla, spumante...Non ci facciamo mancare nulla per celebrare il miraggio di una chimera che da utopia si trasforma in realtà. Stupendo!!!!!
Ci possiamo godere le finali tra birre e cori, tifando sempre per il bel gioco e con un ampissimo sorriso sulle labbra assieme a Fedez, Poz e Irene che, a sorpresa, ci vengono a trovare.
La fortuna di aver partecipato ad un evento così eccezzionale e averlo condiviso con nuovi e vecchi amici fa da cornice ad un’esperienza incredibile e forse irripetibile, ma chissà se nei prossimi quattro anni indosserò ancora i colori del Portogallo e ai futuri WCBU potrò con orgoglio giocare in una squadra che al mondo farà più paura?


3 commenti:

  1. Scritto molto bene anche per coloro che avevano a condividere la lettura di un italiano incipiente e un portoghese robot (Google Translator)!
    Ci ha riempito di orgoglio per le tue parole e anche di risvegliare un po 'di qualcosa che non ha traduzione esatta: saudade!
    Ci auguriamo che, come si può sempre utilizzare al petto la medaglia di non mollare mai, hanno sempre la corona del ergida testa, e coppa dil più grande sorriso, simbolo di veri campioni!
    Grazie a voi e grazie!
    Luigi & Glory

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  2. Complimenti Fede per il bellissimo post blog e le emozioni che devi aver provato partecipando a questa avventura

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